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Channel: Teen Reporters » TR04 – Istituto San Francesco di Sales di Catania
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Che sia immensa la bellezza…che ci stupisca!

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TR04_marzo_3“Forse avevano più cose da dirsi”. Potremmo asserire così, alzando le spalle, e la questione sarebbe  presto chiusa. Ma riprendendo in mano le lettere che mio padre scriveva a mia madre durante il periodo del militare, sfogliando dai vecchi album le foto ancora nitide che li ritraevano felici, quasi di sorpresa, immortalati nelle pose buffe, non posso limitarmi a dire che la differenza tra noi e loro stia solo nella quantità di parole usate o nel fatto che, magari, le “cose da dirsi” di una volta fossero più divertenti di quelle di ora. Dettagli, anche questi, che necessitano di indubbia attenzione, ma che rimangono insufficienti a completare la situazione. Il nostro modo di essere, di vivere le giornate, è stato talmente spunto di analisi che, alla fine, ci hanno catalogati con un nome specifico, con l’epiteto di “giovani dell’era digitale”. Nulla da biasimare, però, a questi catalogatori tanto attenti: non esiste niente che noi potremmo condividere con i giovani di un tempo; sarebbe impossibile, per chiunque, affermare il contrario.

Traslando allora la questione in termini matematici, se “giovani di un tempo” e “giovani digitali” fossero due insiemi A e B, essi non si sfiorerebbero nemmeno di un punto. Starebbero, piuttosto, ben lontani tra loro, dislocati ai margini di quel piano tanto vuoto quanto immaginario.

Non avrebbero nulla, dunque, nemmeno i sogni, da spartire. Né i desideri e quei costituenti fondamentali che rendono umana la vita, e che sembrano immutabili, eterni, senza tempo e rivali. Adesso invece succede che se ne stanno tutti fuori, enormemente delusi, dalle nostre agende straripanti di impegni; fuori da quei quaderni, da quei documenti che corrono insieme a noi, nella nostra borsa, da un punto ad un altro della città, nella speranza di raggiungere quell’incerto “non so che” tanto propagandato dalle tv, dalle riviste, da ogni mezzo della nostra società.

Non c’è spazio per le lettere, le risate, le foto, gli incontri al parco, gli abbracci o le strette di mano. Non c’è spazio perché non c’è spazio per le cose belle ed in particolar modo per le cose realmente belle che per verificarsi hanno bisogno di tempo.

Sì, di tempo, poiché non esiste bellezza alcuna che non sia meditata. Ed intanto il mondo, è il mondo delle bellezze contraffatte, dell’inautenticità dei piaceri, della gioia ingannevole. È il mondo che ci dice che il pane è buono anche se non lievita, che la pasta è cotta anche quando è cruda, che un frutto è dolce pure quando è acerbo. È il mondo che non crede più che “una rondine non faccia primavera” ma che inneggia alla bella stagione non appena il sole spunta dalle nuvole, perché non sa più aspettare.

Così sceglie di non imbucare più le lettere perché impiegano troppo per giungere a destinazione; di non programmare più le cene o i caffè al bar perché basta, al massimo, che ci si veda in videochat; di non affollare più i parchi o le piazze sotto casa perché non vi ritrova più la stessa bellezza che una volta, i vecchi-giovani di un tempo ammiravano sopra ogni cosa.

Ne segue che quelle loro foto diventano, oggi, i nostri link da network; che quei loro sorrisi si riproducano all’interno di uno smile e della sua incommensurata apatia. Però le cose vanno bene così, anche se vanno veloci, se gli specchi dell’anima, e dell’anima del mondo, non sono più gli occhi, ma i display dei nostri smartphone. Le cose vanno bene così, anche se ai “come stai” corrisponde sempre un “tutto ok” ed ai “che stai facendo?” corrisponde sempre un “niente di che”, formule fisse che nascono da chissà quali specchi, da quali riflessioni. E allora cosa c’è dentro l’era digitale? Quante parole dovrebbero essere dette a riguardo, quante foto sarebbero necessarie per sorprenderne le espressioni? Forse miliardi, milioni.

Abbiamo bisogno di una bellezza immensa per riprendere a vivere, sognare, guardarci, mangiare, e di un tempo eterno per far sì che questa bellezza diventi, e stavolta davvero, un’enorme, reale, immensa bellezza.

Articolo scritto da Giulia Di Maria


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